Il Concilio Vaticano II, con la Costituzione “Lumen Gentium” ha specificato: “Nei vari generi di vita e nei vari uffici, una unica santità è coltivata da quanti sono mossi dallo Spirito di Dio e obbedienti alla voce del Padre, seguono Cristo povero, umile e carico della croce, per meritare di essere partecipi della sua gloria. Ognuno secondo i propri doni e uffici, deve senza indugi, avanzare per la via della fede viva, la quale accende la speranza e opera per mezzo della carità”.
Alla luce di quanto enunciato da questo documento, l’essere santi non è un privilegio di pochi, ma una meta per tutti, senza limiti di età o condizione sociale.
I giovani in particolare, seguiti dagli adolescenti e dai ragazzi, non sono mai mancati nella storia della Santità Cristiana; anche se per un lungo periodo, la Chiesa non ha preferito proclamare santi o beati dei fanciulli o adolescenti.
Poi questa preclusione è venuta meno e tanti giovani e ragazzi sono saliti o stanno per salire all’onore degli altari, inoltre le cause in corso hanno subito un’accelerazione; ne citiamo alcuni:
Servi di Dio: Silvio Dissegna 12 anni di Moncalieri (TO); Aldo Blundo 15 anni di Napoli; Angela Iacobellis 13 anni di Napoli; Girolamo Tiraboschi, novizio camilliano di Cremona; Giuseppe Ottone 13 anni di Torre Annunziata (NA); venerabili Maggiorino Vigolungo 14 anni, aspirante Paolino di Benevello (Cuneo); Mari Carmen Gonzalez-Valerio 9 anni spagnola; i beati Giacinta Marto 10 anni e Francesco Marto 11 anni, veggenti di Fatima in Portogallo; beato Nunzio Sulprizio 19 anni di Napoli; beato Pedro Calungsod di 18 anni, martire filippino; beati David Okelo 16 anni e Gildo Irwa 12 anni, martiri ugandesi; beata Laura Vicuña 13 anni cilena; san Domenico Savio 15 anni, oratoriano di don Bosco; santa Maria Goretti 12 anni di Nettuno (Latina), ecc.
Velocemente accenniamo anche ai santi adolescenti e martiri dei primi tempi cristiani, come s. Tarcisio, s. Vito, s. Pancrazio, s. Agata, s. Agnese; a questo incompleto elenco, si aggiunge la miriade di ragazzi e fanciulle volati al cielo prematuramente e che hanno lasciato una scia luminosa di virtù ed esempio, tanto da meritare di essere additati come ‘Testimoni della fede del nostro tempo”.
A questo gruppo appartiene Paola Adamo, di 15 anni, la quale nacque a Napoli il 24 ottobre 1963, figlia di Claudio e Lucia di professione architetti; essi sono anche cooperatori salesiani e catechisti e furono proprio loro a preparare la bambina alla Prima Comunione.
Abitano a Taranto, dove il papà è il progettista della Chiesa di S. Giovanni Bosco e nell’oratorio salesiano, Paola crebbe e si formò.
Sensibile ed intelligente, già all’età di nove anni iniziò a scrivere un diario segreto, dove si legge una frase scritta sui 13 anni e che ben chiarisce la personalità, la fede e la costanza di Paola: “ Se credi in Dio hai il mondo in pugno”.
Amava tanto i genitori, a cui dedicava i versi di sue poesie; frequentò la danza classica e per tre anni fece nuoto; suonava agevolmente la chitarra, felice di cantare e suonare per i suoi genitori; sprizzava gioia di vivere, esternandola nei contatti con le sue compagne a cui voleva molto bene.
Frequentò con profitto il Liceo Artistico di Taranto, dove il padre è insegnante; predilesse la compagnia di due ragazze un po’ emarginate dal resto della classe.
Una ragazza ‘straordinariamente’ normale, con i suoi slanci adolescenziali, le sue gioie e i suoi turbamenti, con i sogni e le delusioni tipici dell’età.
Diventò un modello coinvolgente per la “santità” vissuta nel quotidiano, a casa, in chiesa, a scuola, con gli amici; “Era si può dire, di un cristianesimo discreto, stile salesiano, fatto di poche chiacchiere e molti fatti”, questo il giudizio del suo parroco don Osvaldo Traversa.
Il suo diario è una fonte di pensieri e massime, che sembrano profondi e grandi per una ragazzina di soli 13 anni, ne citiamo alcuni: “Aspetta con calma ed avrai tutto ciò che desideri”; “L’uomo deve fare solo ciò che può fare e non ciò che vuole fare, altrimenti diventa solo causa di disastri”; “Se Dio è la sorgente di tutte le cose, solo Lui ci potrà fare davvero felici!”. Nel tracciare a sera il bilancio della giornata, dopo aver accondisceso a trattenersi con le amiche con i passatempo da esse preferiti, annotò una sera sul suo diario: “Mi rimane tanta amarezza per le ore libere che sono sfuggite così stupidamente e mi ritrovo con gli occhi pieni di lacrime”.
Ogni sera leggeva qualche pagina della biografia di s. Giovanni Bosco. Paola fu una ragazza dei nostri tempi, con la santità di oggi, fatta di doveri verso Dio e i fratelli e di donazione serena e cosciente; non fece miracoli, né atti eroici, fece solo il suo dovere con amore.
Un’epatite virale fulminante, la stroncò nel fiore degli anni, il 28 giugno del 1978; i suoi afflitti genitori hanno affidato ad un libro “Dialogo con Paola”, scritto dal padre, il messaggio d’amore e l’esemplare vicenda terrena della loro figlia Paola.
Autore: Antonio Borrelli