S
an Giuseppe (Desideri) da Leonessa
1556-1612
San Giuseppe Desideri
nasce a Leonessa nel 1556 da una nobile famiglia.
Ben presto rimane orfano sia di padre che
di madre e viene affidato allo zio che nutre
grandi progetti su di lui. Nonostante il parere
contrario dello zio, Giuseppe decide però
di seguire le orme di San Francesco d’Assisi.
Nel 1571 entra nell’Ordine dei Frati
Cappuccini e conduce una vita di grande
austerità e lavoro apostolico. Nel 1587 viene
inviato in missione a Costantinopoli dove si
dedicherà alla cura delle piaghe degli schiavi
cristiani e Turchi, consolandoli e riportandoli
a Dio. Nel 1589 decide di affrontare aperta-
mente il Sultano Murad III per intercedere a
Angelo custode che fedelmente li portava a
termine in sua vece. Un giorno, all’uscita
della chiesa si avvicinò a una giovane vedova
che si rifiutava di perdonare gli assassini
di suo marito e le disse: «Cessa dunque di
piangere, Tisba!». La giovane vedova lo vide
allora contornato da una truppa di Angeli
luminosissimi che indossavano delle armature
favore dei suoi assistiti. Per questo tentativo
viene condannato alla Pena del Gancio che
consiste nell’essere appeso alla forca con un
uncino agganciato ai tendini della mano
destra e un altro collocato sul palo verticale
confitto al piede destro. Appeso in questo
modo avrebbe dovuto attendere, in mezzo
ad atroci dolori, la morte. Dopo tre lunghi
giorni d’agonia viene però liberato dal suo
Angelo e ode una voce che gli dice: «Torna
subito in Italia e attendi alla conversione dei
peccatori; qui la missione è finita». La sua
guarigione è immediata e completa. Nel 1589
torna ad Assisi e si dedica alla predicazione.
Numerosi furono anche i prodigi che compì in
vita. San Giuseppe muore a Leonessa nel 1612.
Gli Angeli lo aiutavano sempre nel
suo ministero. Quando per qualche motivo
speciale San Giuseppe non poteva compiere
i suoi doveri perché impegnato in qualche
opera di carità, inviava al suo posto il suo
scintillanti di luce, e San Giuseppe continuò:
«Voglio che, per l’amore di Dio, tu per-
doni!». Tisba sentì allora una grande pace
discendere dentro di lei, e accordò pubblica-
mente il suo perdono agli assassini. Gli Angeli
sparirono subito lasciando una scia di luce.
Un altro giorno, fra Giuseppe si recò da una
certa Aquilana, per segnalarle che conosceva
il suo disegno di vendetta contro uno dei
suoi servitori che voleva far mettere a morte;
alla donna, turbata da questa rivelazione,
spiegò: «Colui che me l’ha fatto sapere è
colui che vi castigherà se voi metterete in
pratica questo progetto. È’ il vostro Angelo
custode!». La donna si pentì e chiese perdono.
San Giuseppe da Leonessa ebbe un rapporto
specialissimo con l’Arcangelo San Michele
a cui consacrava ogni anno una quaresima
di digiuno e penitenza di 40 giorni.