S
an Giovanni della Croce
1542-1590
La tradizione cristiana
ci dice che le fonti di tentazioni sono tre.
La più terrificante, certo, è quella del demonio.
Poi c’è il mondo, la società. E infine
c’è la “carne”, cioè noi stessi. San Giovanni
della Croce dice che di queste tre tentazioni
la più pericolosa è l’ultima, cioè noi stessi. Per
ciascuno di noi il più perfido nemico siamo
noi stessi. Prima di attribuire le tentazioni al
demonio e al mondo, pensiamo a noi stessi.
Lì ritroviamo anche l’importanza dell’umiltà
e del discernimento. Lo Spirito Santo ci dà il
dono del discernimento e ci preserva dalla
superbia di fare troppo affidamento su di noi.
San Giovanni della Croce nasce a
Fontiveros in Spagna, nel 1540. Rimasto
orfano di padre, deve arrangiarsi per cercare
di mantenersi agli studi. Nel 1563 a Medina entra
nostre anime delle loro dolci aspirazioni e delle
comunicazioni divine; come buoni pastori, ci
proteggono e ci difendono contro i lupi, cioè
contro i demoni». E ancora: «Tramite le loro
segrete aspirazioni, gli Angeli procurano all’anima
la conoscenza più alta di Dio, la infiammano
così d’una più viva fiamma d’amore per Lui;
giungono perfino a lasciarla tutta ferita
d’amore. La stessa sapienza divina che nel Cielo
rischiara gli Angeli e li purifica da ogni igno-
ranza, rischiara anche gli uomini sulla terra
e li purifica dai loro errori o imperfezioni;
essa va dalle prime gerarchie degli Angeli fino
agli ultimi, e tramite questi arriva all’uomo».
«La luce di Dio illumina l’Angelo penetrandolo
tra i Carmelitani. Dopo gli studi di filosofia e
Teologia a Salamanca, nel 1567 è ordinato
sacerdote. Lo stesso anno incontra Santa Teresa
di Gesù che lo convince ad aderire alla riforma.
Il 28 novembre 1568 a Duruelo fa parte del
nascente primo gruppo di Carmelitani Scalzi.
Dal 1572 al 1577 è confessore del monastero
dell’Incarnazione di Avila. Per otto mesi è
incarcerato ingiustamente nel carcere conven-
tuale di Toledo, da dove riesce a fuggire. Deve
subire vari prove a causa dell’ostilità di alcuni
Padri alla riforma degli Scalzi. Muore a Ubeda,
il 14 dicembre 1591. Viene beatificato da
Papa Clemente X nel 1675 e proclamato Santo
da Benedetto XIII nel 1726. Nel 1926, Pio XI
lo dichiara dottore della Chiesa e Giovanni
Paolo II Patrono dei poeti in lingua spagnola.
Tra le sue numerose opere spirituali e
ascetiche, nel libro “Avvisi e Sentenze” troviamo
scritto, al capitolo VII: «Gli Angeli sono i nostri
pastori; non solo portano a Dio i nostri messaggi,
ma ci portano anche quelli di Dio. Nutrono le
con il suo splendore e abbracciandolo con il
suo amore, poiché l’Angelo è un puro spirito
tutto disposto a questa partecipazione divina,
ma ordinariamente non rischiara che l’uomo
d’una maniera oscura, dolorosa e penosa,
perché l’uomo è impuro e debole».
«Quando Dio accorda dei favori a
un’anima per l’intermediazione del buon Angelo,
permette di solito che il demonio ne abbia
conoscenza e vi si opponga con tutto il suo
potere in una misura conforme alla giustizia,
affinché il trionfo sia stimato a un più alto prezzo,
e che l’anima vittoriosa e fedele nella tentazione
ottenga una ricompensa più abbondante».
«Ricordatevi quanto è vano, pericoloso
e funesto di rallegrasi di altre cose che non
del servizio di Dio, e considerate quale sciagura
fu per gli Angeli di rallegrarsi e di compiacersi
della loro bellezza e dei loro doni naturali,
poiché è perciò che precipitarono, privati di
ogni bellezza, nel fondo degli abissi».