S
ant’ Agnese Martire
fine III secolo
Agnese nacque a Roma da genitori cristiani,
di una illustre famiglia patrizia, nel III secolo.
Quando era ancora dodicenne, scoppiò una
persecuzione e molti furono i fedeli che
s’abbandonavano alla defezione. Per questo
nell’iconografia è raffigurata spesso con una
pecorella o un agnello, simboli del candore e
del sacrificio. La data della morte non è certa,
qualcuno la colloca tra il 249 e il 251 altri nel 304.
Durante il suo Martirio l’Angelo
intervenne varie volte per aiutarla.
Procopio, figlio del prefetto di Roma,
s’innamorò di Agnese e ne chiese la mano.
«Sono nelle mani di Dio ed ho l’Angelo
come custode del mio corpo».
I soldati e la plebaglia erano ad aspet-
tare fuori, mentre la fanciulla era introdotta
Agnese rifiutò. Il giovane riferì la cosa al proprio
padre; questi, in qualità di capo della città
di Roma, comandò che la fanciulla gli fosse
presentata. Le chiese: «Perché non vuoi
essere la sposa di mio figlio?»
Rispose Agnese: «Ho un altro
amante, al quale ho giurato fedeltà ».
«Certamente, continuò il prefetto,
nessun giovane di Roma ha tanti meriti quanti
ne ha mio figlio. Chi è questo tuo amante?».
«È Colui al quale ubbidisce il Cielo
e la terra; è Gesù Cristo!».
«Dunque tu sei cristiana? ... Per la
stima che ho di te e per il bene che voglio a
mio figlio, abbandona la tua Religione! In
compenso avrai i beni e tutti i piaceri che
Roma può apprestarti».
«Tengo per niente queste cose!».
Il prefetto allora ordinò che venisse
condotta a luogo infame.
Agnese era tranquilla; pensava:
in un triste locale, piuttosto buio. L’Angelo
del Signore era pronto, col compito di vigilare
sulla sposa di Cristo. Il locale fu illuminato
dalla presenza dell’Angelo. Agnese ringraziò
Dio per averle mandato un così grande aiuto.
«Non temere, disse l’Angelo, io son
qui per custodirti».
Procopio, il figlio del prefetto, volle
entrare per primo. Non l’avesse mai fatto!
L’Angelo lo colpì di morte improvvisa.
Il padre del giovane, accorso, era
frenetico per il dolore: ma avendo Agnese
pregato Iddio, Procopio riebbe la vita; il
prefetto comprese essere vero il Dio dei
cristiani. Siccome il popolo faceva clamore,
lasciò il da farsi ad Aspasio, vice prefetto. In
seguito Agnese fu messa a bruciare; ma
anche qui l’Angelo separò in due colonne
le fiamme e la fanciulla vi stava in mezzo
come circondata da fiori. Continuando altro
genere di martirio, Agnese volò in Cielo».