Suor Anna Felice Menghini
Foligno (Perugia) c’è un mona-
stero, dedicato ai santi Anna
ed Antonio, comunemente detto “delle
contesse”. Qui ha dimorato da diversi
secoli una comunità di suore del
Terzo Ordine Regolare di S. Francesco,
fondata intorno al 1395 da Angelina di
Marsciano, vedova di Giovanni, conte
di Civitella del Tronto. Nel suddetto
monastero moriva il 4 novembre del
1859, all’età di 62 anni, in seguito ad un
colpo apoplettico, suor Teresa Margherita
Gesta, dopo 34 anni di vita religiosa.
Durante la sua santa esistenza aveva
ricoperto, nel monastero, vari incarichi
tra cui quelli di Badessa, distinguendosi
per lo spirito di povertà e per la
scrupolosa osservanza della Regola. Il
16 novembre, 12 giorni dopo la sua
morte, per dimostrare quanto soffrisse
nel Purgatorio, apparve alla consorella
Anna Felice Menghini. Questa, tra le
9,30-10 di quel mattino si era recata, come
di consueto, nella foresteria e mentre
rassettava, udì dei lamenti e poi sentì
distintamente una voce che diceva:
“Oh Dio che peno tanto!”. Dal timbro
della voce capì trattarsi di suor Teresa
Margherita, perciò le domandò per quale
motivo si lamentasse. La consorella
rispose: “Per povertà”.
Suor Anna Felice rimase sorpresa
e sconcertata della risposta, conoscendo,
per esperienza diretta, quando Suor Teresa
Margherita fosse esemplare per la povertà.
Allora quell’anima benedetta precisò
che le mancanze contro la povertà erano
da attribuirsi non direttamente alla
sua persona, ma al permissivismo e
condiscendenza che lei aveva avuto verso
le consorelle sulla povertà.
Intanto la stanza si era riempita di
una densa caligine; suor Anna Felice vide
dirigersi verso la porta un’ombra, che,
prima di dileguarsi esclamò: “Questa è
una misericordia; io non ci torno più e
per segno di ciò…” in quell’istante si udì
battere un leggero colpo alla porta.
Scomparsa la caligine, la suora,
spaventata, uscì dalla stanza gridando.
Accorsero le consorelle, alle quali, ancora
tremante, narrò l’accaduto.
Tutte, incuriosite, si diressero al luogo
indicato e sull’imposta della porta, che
attualmente è conservata in una custodia
di legno nel primo chiostro a destra del
monastero, videro delle bruciature che
riproducevano la forma di una mano
destra scheletrita.
Vedendo questo segno le suore
cedettero a quanto aveva narrato suor
Anna Felice e suffragarono l’anima
della defunta con penitenze e incessanti
preghiere. I risultati si videro subito. La
sera del venerdì, 18 novembre la stessa
suora Anna Felice, mentre stava per
addormentarsi, si sentì chiamare tre volte
per nome.
Poi vide un globo luminosissimo
che dal pavimento della stanza s’innalzava
lentamente verso l’alto. Udì distintamente
le parole: “Giorno di Passione sono morta;
e di giorno di Passione vado alla gloria.
Forte al patire e coraggio. Addio, addio”.
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