Cesario di Heisterbach
esario di Heisterbach era priore
dell’abbazia cistercense di Heisterbach,
oggi Siebengebirge vicino a Oberdollendorf
in Germania. Era entrato nell’abbazia nel
1199 e vi morì nel 1240 circa. Scrisse in
particolare opere a carattere agiografico,
tra le quali la più importante è il Dialogus
magnus visionum et miraculorum , raccolta
di esempi in forma di dialogo tra un
monaco e un novizio.
«Un distinto giovin signore divenne
monaco in un ordine cistercense: Egli
aveva uno zio vescovo che lo amava
immensamente. Quando questi seppe
che suo nipote si era fatto monaco, si
recò al monastero e cercò di convincerlo
a ritornare nel mondo, ma inutilmente.
Passato l’anno del probandato, egli fece
i voti religiosi dell’ordine. Ben presto
egli salì, di gradino in gradino, divenne
sacerdote. Tuttavia consigliato dal demonio,
per colpa del quale i primi uomini
furono cacciati dal Paradiso terrestre, egli
dimenticò i suoi voti, il suo ministero
sacerdotale, e peggio ancora dimenticò
Dio il suo Creatore e uscì dall’ordine. Ma
poichè si vergognava di tornare dai suoi,
egli si unì a una banda di masnadieri. E
qui giunse a uno stato di degradazione
da superare tutti i suoi compagni. Ora
avvenne che durante l’assedio di una
fortezza egli fu colpito mortalmente da
un colpo sparato dalla fortezza. I suoi
compagni lo portarono in un villaggio
vicino e lasciarono che alcuni avessero
cura di lui. Ma poichè non c’era più
alcuna speranza di salvezza, lo si esortò
a confessarsi per sfuggire almeno in tal
modo, alla morte eterna. Ma egli rispose:
“A che cosa mi potrà servire la confessione
dal momento che io ho compiuto tante
malvagità e tanti delitti?”. Gli fu risposto
“La misericordia di Dio è più grande
dei tuoi delitti”. Alla fine egli obbedì
alle loro istanze e disse: “Chiamatemi un
sacerdote”. Questi venne si pose accanto
al ferito. Allora Dio che può trasformare
un cuore di pietra in un cuore di carne,
fece nascere nel suo cuore un tale dolore
e pentimento, che il ferito non solo si
confessò una volta, ma volle ripetere la
sua confessione piangendo in tal modo,
che non riusciva più a parlare per i
singhiozzi. Finalmente riuscì a ricomporsi
e disse: “Signore i miei peccati sono più
numerosi dell’arena del mare. Io ero un
monaco cistercense, e vi fui ordinato
sacerdote, trascinato dalla mia passione
ho lasciato l’ordine. E non mi bastò essere
un rinnegato. Io mi associai a una banda
di masnadieri che tutti superai in ferocia,
mentre essi rubavano soltanto delle cose,
io uccidevo e non risparmiavo nessuno.
Mentre essi talvolta avevano dei sentimenti
umani e risparmiavano qualcuno, io, nella
durezza del mio cuore non risparmiavo
nessuno. Violentai donne e ragazzi e molte
cose distrussi col fuoco”. Il povero mori-
bondo molte cose raccontò ancora della
sua vita di masnadiero, che quasi superano
la capacità umana. Il sacerdote spaventato
al sentire tali delitti e fuori di sè stesso
diede questa insensata risposta: “I tuoi
peccati sono troppo grandi, perchè tu
possa ancora trovare perdono”»!
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