Beata Rosa Gattorno
acque in una famiglia genovese di
armatori con sei figli; un fratello fu
Federico Gattorno, Capo di Stato Maggiore
dei Corpi garibaldini e Deputato del
Regno d’Italia. Il 5 novembre 1852 si
sposò con Gerolamo Custo che morì
dopo cinque anni, e rimase con i suoi tre
figli, una delle quali sordomuta.
Nel 1866 ottenne il permesso di
papa Pio IX per fondare un’organizza-
zione religiosa dedita all’assistenza di
bisognosi e malati. Dopo aver fondato le
Figlie di Sant’Anna, cambiò il nome in
Anna Rosa Gattorno.
Il papa Giovanni Paolo II la beatificò
il 9 aprile 2000. La sua pietà non si limitava
ai sofferenti di questa vita; si estendeva
anche alle anime bisognose di aiuto nel
Purgatorio, memore che le membra vive
del corpo mistico di Cristo devono
sinceramente partecipare alle sofferenze
di tutti quelli che vi appartengono.
Quindi, oltre ai copiosi suffragi per le
defunte dell’istituto desiderava offrirne
per tutti i defunti; fu infatti udita più
volte esclamare: “Oh, se potessi mettere
insieme tanto da assicurare nella nostra
Chiesa una Messa ogni giorno per le anime
del Purgatorio, quanto sarei contenta!”. E
vi riuscì, stabilendo i fondi necessari
per una messa quotidiana e per due alla
domenica; di più riservava per la cappella
generalizia un’elemosina ogni giorno per
la Messa in suffragio delle anime purganti.
Il giorno in cui si commemoravano i
defunti, poi, invitava nella Chiesa di
Roma quanti sacerdoti poteva per far
celebrare le Messe di suffragio. Con
finezza materna preveniva qualche lutto,
consegnando alle più povere del denaro
per far celebrare Messe dove volessero. Non
fa meraviglia perciò che Iddio premiasse
tanta sollecitudine rivelandole talora lo stato
di qualche anima già passata all’altro mondo.
Nei suoi scritti la Madre stessa narra molte
apparizioni riguardanti persone defunte.
Suor Anna Geromina Mazza ci racconta
un fatto di cui lei stessa fu testimone.
La casa delle Figlie di Sant’Anna a
Pistoia fu donata all’Istituto da un anziano
Canonico, il quale però rimase ad abitarne
un piano finchè morì. Data l’età avanzata
e l’infermità, aveva al suo servizio una
vecchia donna, con la quale non sempre
andava d’accordo, sicchè di quando in
quando quella casa risuonava di litigi e
di voci alterate tanto che la Superiora
scendeva dal piano delle religiose per
mettere pace in quell’appartamento.
Dopo tre mesi dalla morte del Canonico,
la Madre Gattorno ebbe occasione di
passare da Pistoia e vi si trattenne tre giorni.
L’ultimo giorno fu vista in cappella
raccolta dinanzi all’immagine del Sacro
Cuore, inginocchiata come soleva ed
appoggiata ad una sedia. La Superiora,
avendo bisogno di parlarle, la chiamò
con garbo ma non ebbe risposta; la scosse
ripetutamente, ma invano; allora si ritirò
andando a lamentarsene con la segretaria.
Dopo qualche tempo la Madre andò in
camera e la chiamò a sé ma pareva stra-
namente preoccupata; se la fece sedere
accanto, poi, presala per mano, la condusse
in cappella e la fece inginocchiare vicino
alla seggiola di prima. Stettero così in
silenzio per un po’ di tempo; la Madre
quindi chiese alla suora: “Geromina, senti
tu questa voce?”. “Io sì, Madre”. “Di chi è
questa voce? La riconosci tu?”. “Madre, è
la voce del Canonico Biagini”.
La Suora aveva infatti riconosciuto
la voce udita tante volte nei litigi del
piano di sotto; la camera del sacerdote
si trovava proprio sotto la cappella. “Non
aver paura, Geronima”, soggiunse la Madre
prendendola per mano; la ricondusse
quindi in camera, la fece sedere e stette
alquanto in silenzio. Poi riprese: “Geronima,
tu hai conosciuto la voce del canonico
Biagini; lui è salvo ma se sapessi o vedessi
le gravi pene che soffre nel Purgatorio
e come deve soddisfare per le Messe
celebrate nell’inquietudine del suo spirito,
tu non cesseresti mai dal pregare per lui
in tutto il tempo della tua vita”.
Disse ancora che il Canonico era
salvo per i benefici fatti all’Istituto e per
l’intercessione di Sant’Anna. “Fate celebrare
delle messe – concluse la Fondatrice –
recitate Rosari e pregate, pregate molto
per quest’anima”.
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