Serva di Dio Suor Josefa Menedéz
a Serva di Dio Suor Josefa Menendéz
nacque a Madrid il 4 febbraio 1890.
Nel 1920, entrò come umile sorella
coadiutrice nella Società del Sacro
Cuore di Gesù. Muore nel convento
di Les Feuillants, a Poitiers nel 1923,
all’età di 33 anni.
La Serva di Dio ebbe numerosi
visioni mistiche, tra le quali quella del
martedì Santo, 22 marzo, dopo la
Comunione, quando Gesù le appare con
le braccia aperte. «“Vorrei chiederti tante
cose, Signore!” – Gli dice. “— Non sai
dunque, Josefa, ciò che sta scritto nel mio
santo Vangelo? Chiedete e riceverete!”.
“Lo scongiurai d’avere compassione di
tutto il mondo, e d’incendiarlo col fuoco
del Suo Cuore divino...”. “— Ah, se si
conoscesse il mio Cuore!… Gli uomini
ignorano la Sua Misericordia e la Sua
Bontà: ecco il maggior dolore!”. “Allora
Lo supplicai d’infiammare le anime dello
zelo per la sua gloria, di moltiplicare i suoi
sacerdoti, di suscitare molte vocazioni
religiose. Poi mi fermai, ma, pur tacendo,
Gli parlavo ancora. Quante cose Egli
mi diceva con lo sguardo. E soprattutto
quanta fiducia m’infondeva! Infine mi
mostrò le mani e mi fece baciare le piaghe.
Quindi disparve”»… L’alba del Sabato
Santo, 26 marzo 1921, segna il compi-
mento di questo periodo con uno di quei
favori celesti che lasciano in Josefa
un’impronta incancellabile. «— “Sai con
quale intento ti do le mie grazie con tanta
abbondanza?” le domanda Nostro Signore,
apparendole nella meditazione con le piaghe
risplendenti di luce. E ripete quello che
un tempo aveva detto, quasi con le stesse
parole, a Santa Margherita Maria: “— Voglio
fare del tuo cuore un altare, sul quale
arda continuamente il fuoco del mio
Amore. Però voglio che esso sia puro e
che niente lo tocchi di ciò che potrebbe
macchiarlo”. “Egli mi lasciò – scrive
Josefa, – e discesi in Cappella per assistere
alla Messa. Dopo la Comunione gustai le
gioie del Paradiso!… Vidi dentro di me,
sopra un trono risplendente, tre persone
biancovestite. Tutte e tre simili e bellissime!
L’anima mia ardeva di un fuoco che,
senza bruciare, mi consumava di felicità.
Poi tutto scomparve”». Questa grazia, del
tutto interiore, si ripeterà il 5 aprile
seguente. Davanti alle tre Persone Josefa
è pervasa da una pace indicibile. Tenta
di spiegare qualche cosa di ciò che è
avvenuto in lei con una semplicità ignara
dell’importanza di un così insigne favore.
«Di solito – scrive, – la divina Presenza
mi avvolge tutta, ed anche quando entro
nel Cuore di Gesù, mi trovo inabissata
in Lui. Ma queste due ultime volte, nel
momento della Comunione, è avvenuta
come una gran festa che si è celebrata
nell’anima mia. Gesù entrò in me come nel
proprio palazzo. Non so come spiegarmi…
e siccome ero fermamente decisa ad
abbandonarmi interamente a Lui perché
facesse di me secondo il Suo volere, fu
davvero una festa di Cielo».
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