Santa Veronica Giuliani
anta Veronica Giuliani nel suo Diario
al 6 marzo 1694 narrò una visione
del Paradiso: «Io vi vorrei descrivere
l’armonia che sento al mio cuore; ma
dubito di non poterne dire parola.
Contuttociò, per obbedire a V. R. ora vi
scriverò distintamente il tutto. Questa
armonia la provo in più modi. Delle volte,
sentendomi in una gran pace e silenzio,
sento intonare accenti di paradiso. Dico:
accenti di Paradiso , perchè ben scorgo,
che è Gesù mio sposo. Di questi non bado
a dire altro, perchè mi pare di averli
narrati in questi scritti qui avanti.
Altre volte, in un subito, sento armonia
di canti, e pare a me che siano musici
celesti che facciano festa al mio divinissimo
Sposo. E, per quanto io sento, anche
Esso si unisce con loro, e, come supremo
cantore, col suo canto divino, va invitando
la sua sposa, cioè l’ anima mia, la quale da
un po’ di questi inviti se ne va dal suo
Diletto, ed ella anche va cantando; ma
non può dire altro, se non queste precise
parole: O Sposo mio! Amor mio! Tosto si
pone in silenzio; e, con stare del tutto
cheta, ella gode dell’ armonia amorosa
che Gesù suo Diletto le va intonando. Sono
però cose brevi; e, se troppo durassero,
non so come non si verrebbe meno
per dolcezza.
Pare a me che tutto questo dia tal forza
allo spirito, ma altrettanto indebolisce
l’umanità. Non so cosa sia. Se V. R. conosce
che sia cosa di qualche inganno, me lo
avvisi, e mi dica come devo fare per
sfuggirle. Perchè io mi sono ingegnata di
molto, per vedere se mi potevo divertire
(distrarre) da questa sorta di cose. Non ho
mai potuto. Vengono così all’ improvviso,
e con tale impeto, che è cosa impossibile
il poterne uscire. Sinchè non passa, non
posso operare cosa alcuna, perchè, delle
volte, mi piglia tutte le potenze, e rimango
come fuori di me. Allora non mi posso
aiutare con cosa alcuna. Anzi, stando
così, pare che sia più sonora l’armonia
che vado sentendo.
Io, delle volte, non comprendo se
sono suoni o canti; so bensì che i suoni
e i canti che si sentono qui in terra
giornalmente, pare che siano trastulli di
fanciullini, al confronto di questi che mi
par di sentire. E per quanto io conosco,
pare che questa armonia tiri l’ anima mia
a più stretta unione con Iddio. Passata
che è, mi lascia tal brama di patire che io
non posso far di meno di non flagellarmi.
Questa armonia l’ ho sentita cinque
volte particolari. La prima volta fu in un
raccoglimento il quale mi lasciò sentimento
particolare sopra il proprio niente, ed
una generosità nel patire. Questa fu tutta.
inviti dello Sposo, mio Bene. In que’ suoi
accenti amorosi mi portava avanti gioie
preziose di virtù; ma tutte incognite,
voglio dire cose interne. Pareva che mi
facesse comprendere il basso sentimento
di me stessa. Ma io tutto comprendevo
da quell’ armonia che dentro il mio,
cuore sentivo».
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