Santa Gertrude
anta Getrude, mistica eccezionale,
ritenendosi indegna di tanti favori
celesti, esclamò un giorno: «“Oh, mio Dio,
il più grande dei tuoi miracoli è che la
terra sostenga una peccatrice come sono
io!”. Ma Gesù le rispose: “È ben giusto
che la terra ti sorregga, poiché persino il
Cielo, nella sua magnificenza, aspetta con
ansia gioiosa l’ora felice, in cui avrà l’onore
di possederti!”». Narrò la Santa: «Nella
seconda domenica di Quaresima l’anima
mia si trovò investita da uno stupendo
lampo di luce divina. Vidi, o Gesù, il tuo
Sacro Volto vicino al mio. In questa bella
visione i tuoi occhi, lucenti come il sole,
si fissarono direttamente sui miei. Sentii
compenetrata l’anima e tutte le mie
potenze da tale soavità che può essere
nota a te solo. Desidero esprimere ciò che
la mia piccolezza ha gustato in quella
deliziosa visione, affinché, se qualcuno
dei lettori ricevesse grazie consimili, sia
eccitato a sentimenti di gratitudine ed io
stessa, rievocando ore di Paradiso, dissipi
la nebbia delle mie negligenze ed attesti
la mia perenne gratitudine a quel Sole
divino, specchio di giustizia, che su me
dardeggia i suoi fulgidissimi raggi!
Avendo tu, dunque, accostato a me il tuo
Sacratissimo Volto, che diffonde l’abbon-
danza della beatitudine, che dai tuoi
occhi divini irradiava un’incomparabile
soave luce. Essa, passando per i miei occhi
e penetrando l’intimo del mio essere,
produceva in tutte le membra un effetto
oltremodo ammirabile, dapprima, quasi
vuotando le midolle delle ossa e poi
annientando il corpo.
Sentivo tutto il mio essere trasformato
in un divino splendore, che porgeva
all’anima mia soavità incomparabile e
serena letizia. Tutta l’eloquenza del mondo
non sarebbe sufficiente ad esprimere
questo modo sublime di contemplarti che
non avrei mai creduto potesse esistere,
neppure nella gloria celeste, se la tua
degnazione, o mio Dio, non mi avesse
indotto ad ammetterlo per mia dolcissima
esperienza. Il gaudio di tale visione è così
grande, che è necessario un aiuto speciale
per sostenere la creatura terrena, giacché
sarebbe impossibile ad una anima godere
tale favore, anche per un solo istante, e
restare ancora viva. Dovessi io vivere
mille anni, sempre al ricordo di ciò che
mi hai fatto provare, o Dio; gusterei
gioie inenarrabili».
Un altro giorno Santa Gertrude,
rapita in estasi, vide Gesù circondato di
luce. Si gettò sul suo petto ma stava per
morire sotto l’azione divina. Subito
esclamò: «O Dio, la mia debolezza non
può sopportare la vista di queste meravi-
glie d’amore!». Il Signore attenuò allora
lo splendore di quella luce e si fece vedere
circondato da una moltitudine grande
di Angeli, i quali lasciavano trasparire
l’immensa letizia. Apparve pure il coro
degli Apostoli, poi quello dei Martiri e
dei Confessori ed infine il coro delle
Vergini. Mentre Santa Gertrude godeva di
quella visione, poté contemplare una luce
speciale, che risplendeva fra Gesù ed il
coro delle Vergini; questa luce sembrava
unire le privilegiate creature al loro Sposo.
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