San Tommaso d’Aquino
an Tommaso d’Aquino nella “Summa
Teologica”, alla questione 93 sulla
beatitudine dei santi e le loro mansioni,
così scriveva: «Che la beatitudine dei
santi dopo la resurrezione aumenti in
estensione è evidente: perché allora essa
non sarà solo nell’anima, ma anche nel
corpo. Però la stessa beatitudine dell’anima
avrà un aumento in estensione: poiché
l’anima non godrà solo del proprio bene,
bensì anche di quello del corpo.
Anzi si può dire che la beatitudine
dell’anima stessa aumenterà in intensità.
Infatti il corpo dell’uomo può essere
considerato sotto due punti di vista:
primo, in quanto è perfettibile da parte
dell’anima; secondo, in quanto si trova
in esso qualche cosa che ostacola l’anima
nelle sue operazioni, non lasciandosi in
tutto perfezionare dall’anima. Considerandola
dal primo punto di vista l’unione del
corpo con l’anima apporta all’anima una
perfezione. Poiché ogni parte è imperfetta
e viene completata nel suo tutto: cosicché
il tutto sta alla parte come la forma sta
alla materia. Perciò anche l’anima è più
perfetta nel suo essere naturale quando
è nel tutto, cioè nell’uomo composto
attualmente di anima e corpo, di quando
ne è separata. Ma considerata dal secondo
punto di vista, l’unione del corpo impedisce
la perfezione dell’anima; di qui le parole
della Sapienza: “Il corpo che si corrompe
aggrava l’anima”. Se quindi dal corpo si
elimina tutto ciò per cui resiste all’azione
dell’anima, l’anima sarà in senso assoluto
più perfetta esistendo in codesto corpo,
che separata da esso. Orbene, quanto più
una cosa è perfetta nell’essere, tanto è in
grado di agire più perfettamente. Perciò
l’agire dell’anima unita a un tale corpo
sarà più perfetto di quello dell’anima
separata. Ma tale è appunto il corpo
glorioso, che sarà in tutto sottomesso
allo spirito. Consistendo dunque la bea-
titudine in un’operazione, la beatitudine
dell’anima sarà più perfetta dopo la
riassunzione del corpo che prima: infatti
come l’anima separata dal corpo corruttibile
può agire con più perfezione di quando
è ad esso congiunta, così dopo il ricon-
giungimento col corpo glorioso il suo
operare sarà più perfetto di quando ne
era separata. Ora, ogni essere imperfetto
desidera la propria perfezione. Dunque
l’anima separata brama naturalmente di
ricongiungersi al corpo. E per codesta brama,
che procede da uno stato d’imperfezione,
la sua operazione con la quale tende
verso Dio è meno intensa. Ecco perché
S. Agostino afferma, che “dal desiderio
del corpo l’anima viene ritardata nel suo
tendere totalmente verso il sommo bene”.
(I tomisti sono unanimi nel ritenere che
nella sua maturità S. Tommaso abbia
ripudiato questa conclusione. In I-II,
q. 4, a. 5 scrive: “con la riassunzione dei
corpi la beatitudine non crescerà in
intensità, ma in estensione”)”.
Il Messale Romano così ricorda
il Santo: «Sacerdote dell’Ordine dei
Predicatori e dottore della Chiesa, che,
dotato di grandissimi doni d’intelletto,
trasmise agli altri con discorsi e scritti
la sua straordinaria sapienza. Invitato
dal beato papa Gregorio X a partecipare
al secondo Concilio Ecumenico di Lione,
morì il 7 marzo lungo il viaggio nel
monastero di Fossanova».
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