San Francesco Saverio Maria Bianchi
an Francesco Saverio Maria Bianchi,
barnabita, detto l’apostolo di Napoli,
ebbe in vita rapporti di amicizia spirituale
con una suora terziaria francescana,
Santa Maria Francesca delle Cinque
Piaghe. Durante la sua ultima malattia, il
Santo attendeva dal Cielo che si avverasse
una profezia dettale dalla Santa. Il
29 gennaio 1815, al padre Ceraso, suo
confessore, disse: « “La Santa è stata
di parola: ha tenuta fedelmente la sua
promessa”. E raccontò che Maria Francesca
(morta nel 1791) era venuta la sera pre-
cedente, gli si era seduta accanto al letto
per fargli pregustare le gioie dell’eternità
felice. Era questo per lui il segnale della
dipartita. Da tempo il padre ne aveva
parlato ai discepoli: “Tre giorni prima
della mia morte essa verrà a visitarmi e
sarà qui come vi siamo tu e io”». A sua
volta il Santo, l’anno dopo la propria
morte apparve per compiere il primo dei
due miracoli proposti e approvati per la
beatificazione. Maria Casabona, di ventitré
anni, colpita da emiplegia, era ridotta a
giacere impotente sopra una sedia, spesso
in preda a dolori atroci. Le comparve il
Santo – al quale si era rivolta invocando
la grazia – e le disse: «Alzati su, che stai
bene; più non soffrirai di questo male».
La guarigione, che produsse grande
impressione in tutti, fu istantanea e
duratura, e dodici anni dopo la Casabona
poteva renderne testimonianza giurata
davanti ai giudici ecclesiastici.
San Francesco Saverio Maria Bianchi
nacque ad Arpino, (Frosinone), il 2 dicem-
bre 1743. Studiò nel Seminario di Nola e
all’università di Napoli. Nel 1762 entrò nella
Congregazione dei Barnabiti e proseguì
gli studi a Macerata, Roma e ancora Napoli
dove fu ordinato sacerdote nel 1767.
La sua fama di dotto barnabita gli diede
vari incarichi di prestigio che espletò con
grande capacità: superiore per 12 anni
del Collegio di S. Maria in Cosmedin a
Portanova; professore straordinario dal
1778 nella Regia Università; socio della
Reale Accademia di Scienze e Lettere e
dell’Accademia Ecclesiastica.
Ben presto fu conosciuto come un
santo, perché sempre più in lui avveniva
la sostituzione degli studi e della fre-
quentazione dei circoli degli eruditi, con
le opere di carità, la contemplazione e
l’apostolato specie fra gli umili del suo
quartiere. Dedito alla penitenza non vi
rinunciò neanche quando fu colpito da
una misteriosa malattia alle gambe che
lo immobilizzò negli ultimi tredici anni
della sua vita: anzi, negli ultimi tre anni
riuscì prodigiosamente a celebrare Messa
reggendosi in piedi sulle gambe gonfie
e piagate. Morì a Napoli il 31 gennaio 1815.
Leone XIII lo beatificò il 22 gennaio 1893
e Pio XII lo canonizzò il 21 ottobre 1951.
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