di Cirro si trovano vari riferimenti
agli inganni del demonio: «In un’altra
occasione, essendo i grande Marciano in pre-
ghiera nel vestibolo, un drago che era salito
sulla parete a oriente, si sporgeva dall’alto del
muro con la bocca aperta e, guardando con
terribile aspetto, mostrava il suo proposito.
Eusebio, che si trovava lì davanti, rimase
impaurito a quella terrificante vista e, pensando
che il maestro non se ne fosse accorto, cercava
di mostrarglielo gridando e lo pregava di fuggire.
Ma quello, rimproveratolo e avendolo esortato
a scacciare la paura perché questa è anch’essa
una passione rovinosa, tracciò con il dito il segno
della croce, soffiò con la bocca e manifestò la sua
antica inimicizia. I drago, disseccato dal soffio
della sua bocca come da un fuoco e, per così
dire, abbrustolito a guisa di canna bruciata,
fu ridotto in cenere. Osserva, dunque, se egli,
come un buon servitore, non abbia imitato il
Signore che, quando il mare infuriava contro
la barca dei suoi discepoli, sebbene li vedesse
trepidare, non placò la furia del mare prima di
aver posto fine con il suo rimprovero alla loro
mancanza di fede. Perciò quest’uomo meravi-
glioso, istruito in queste cose, prima allontanò
la paura del discepolo e poi punì la bestia.
Tal fu anche la saggezza del grande
Marciano, la sua capacità di fare miracoli e la
sua confidenza con Dio. E tuttavia, pur essendo
ritenuto degno di siffatta grazia e pur potendo
fare grandi miracoli, cercava di nascondere
questa sua facoltà, poiché aveva in sospetto le arti
del predatore della virtù. Questi, disseminando
la passione dell’arroganza tenta di sottrarci i
frutti faticosamente raccolti. Marciano, dunque,
per il desiderio di nascondere la grazia a lui
concessa, operava contro voglia i miracoli,
sebbene lo splendore delle sue buone azioni
rifulgesse e manifestasse la sua facoltà nascosta.
Un giorno accadde questo fatto. Un uomo nobile
che spesso aveva avuto comandi militari e
proveniva da Berea di Siria, poiché sua figlia
da molto tempo delirava, era tormentata da
uno spirito malvagio ed era folle, venne nel
deserto. Essendo amico del grande Marciano,
sperava, per la precedente amicizia, di incon-
trarlo e supplicarlo; ma fu deluso nella sua
speranza e non ottenne di vedere il ministro di
Dio. Perciò, pregò un vecchio, che in quel tempo
era al sevizio d quell’uomo divino, di accettare
una piccola ampolla piena di olio e deporla
proprio accanto alla porta della cella. Il vecchio,
dopo averne più volte respinto i tentativi,
essendo stato più volte supplicato, si lasciò
vincere dalle preghiere. Il grande Marciano,
avendo udito il rumore, volle sapere chi fosse e
perché fosse venuto, ma quello nascose la vera
causa e finse di esser venuto per domandargli
se comandasse qualcosa; mentre ancora diceva
queste parole, fu congedato. Marciano però gli
comandò di dire a verità. Quello, tremante de
paura, parlò di colui che era venuto, rivelò la
tragedia della malattia e mostrò l’ampolla.
Marciano si crucciò , perché non voleva, come
era naturale, mostrare la sua virtù. Impose de
restituire l’ampolla. Mentre egli dava queste
disposizioni, il demonio, che distava quattro
giorni di viaggio, palesò a gran voce la virtù di
colui ce lo scacciava».
N ella Storia dei monaci siri di Teodoreto