440 circa. Nel 452 fu designato dal
debole imperatore Valentiniano III a
guidare l’ambasceria romana inviata ad Attila.
I particolari della missione furono oscuri: è
solo che il re degli Unni, dopo l’incontro con
la delegazione abbandonò l’Italia. Quando
Genserico nel 455 entrò in Roma, Leone ottenne
dai Vandali che gli abitanti venissero risparmiati,
ma non poté impedire il saccheggio dell’Urbe.
Riguardo agli inf lussi del demonio
sull’uomo per condurlo alla perdizione eterna,
San Leone scrisse: «Pur ammesso che la pietà
dei buoni desideri l’emendazione dei cattivi e
ottenga con la grazia di Dio, che usa misericordia,
la conversione di molti, non per questo si
acquietano le insidie dei maligni spiriti contro
i santi; anzi, ora con inganno nascosto, ora con
aperta lotta, molestano in tutti i fedeli il buon
proposito della volontà. Per loro è nemico ogni
cosa giusta, ogni cosa casta. Non è forse lecito
agire contro alcuno, se non nella misura che
la divina giustizia permette, la quale si degna
in tal modo o di correggere con la disciplina
quelli che le appartengono, o di esercitarli
nella pazienza. Tuttavia essi tendono insidie
con abilissima are, sicché quasi appare che
ad arbitrio della propria potestà nuocciano o
risparmino. Certamente deve addolorarci che
con l’astuzia della simulazione ingannino molti,
fino a far loro temere di doverli sopportare
quali nemici e bramare di averli più miti. Tutto
al contrario, le grazie dei demoni devono
ritenersi più nocive di qualunque ferita; è più
sicuro per l’uomo aver meritato lì ostilità
del diavolo anziché la pace. I cuori assennati,
i quali hanno appreso che uno solo si deve
temere, uno solo amare e in uno solo sperare,
che mortificano le cupidigie e crocifiggono
i sensi del corpo, non si danno alla fuga per
nessun timore dei nemici, né si rendono
pieghevoli ad alcun ossequi. Preferiscono
la volontà di Dio a se stessi; e tanto più
giustamente amano se stessi quando per
amore di Dio si svuotano di se stessi
(20/LXX, 5, 221-222)».
Sui frutti della redenzione operata da
Cristo, San Leone Magno scrisse: «Gesù Cristo
con la sua esaltazione sul legno ritorse la morte
nell’autore stesso della morte e infranse le
opposte dominazioni e potenze con l’abban-
donare alla loro crudeltà una carne passibile.
Così permise all’antico nemico di esercitare la
sua audacia infuriando in quella natura che
gli era soggetta; costui, da esoso esattore,
osò richiedere il debito anche ove non poté
trovare alcuna traccia di peccato. Fu perciò
annullato quel chirografo che contrattava la
nostra vendita e ci dava in balia della morte.
Il contratto che ci rendeva schiavi, passò
in dominio del Redentore. Quei chiodi che
trapassarono le mani e i piedi del Signore,
trafissero il diavolo con ferite che non hanno
fine e la sofferenza di quelle sante membra
fu sterminio delle potenze ostili. La vittoria,
portata da Cristo a compimento, fu tale che in
lui e con lui tutti quei che in esso credono,
hanno trionfato (11/LXI, 4, 142-143)».
S an Leone Magno venne eletto Papa nel