demoni, (43) Evagrio Pontico scrisse:
“Occorre pure sapere individuare
bene la diversità dei demoni e di distinguere
i loro tempi: noi riconosceremo così, dai loro
pensieri, dato che i pensieri si riconoscono
attraverso gli oggetti rappresentati, quali, tra
i demoni, sono meno frequenti e perciò più
gravosi; quali sono assidui e perciò più
tollerabili, e quali assaltano all’improvviso e
trascinano la mente alla bestemmia. Tutto
questo è necessario conoscerlo bene, affinché,
quando i pensieri cominceranno a manifestare
il loro effettivo contenuto, prima ancora che
noi siamo cacciati fuori dal nostro stato, ci
sia possibile pronunciare alcune parole (irose)
contro di loro, e riconoscere chi di essi è
presente. E’ così che noi faremo facilmente
dei progressi con l’aiuto di Dio, mentre li
obbligheremo ad allontanarsi con ammira-
zione nei nostri confronti e con grave amarezza
per loro”.
non giungono più da sinistra, ma da destra.
Gli presentano infatti un’apparenza illusoria
di Dio sotto qualche forma gradevole ai sensi,
così da fargli credere di avere perfettamente
raggiunto lo scopo della preghiera. Ma ciò –
secondo il detto di uno gnostico degno di am-
mirazione – ha origine dalla passione della
vanagloria, e dal demonio che si attacca alla
sede sottosante al cervello scuotendone le
vene. Penso che il demonio che si attacca alla
suddetta sede volga come vuole la luce che
circonda l’intelletto, e che così la passione della
vanagloria si muova verso un pensiero che
forma l’intelletto a localizzare, con leggerezza,
la divina ed essenziale scienza. Tale intelletto,
però, poiché non è mostrato di passioni carnali
e impure ma prega veramente con purità,
ritiene che nessuna azione nemica si eserciti
più in esso. Per cui suppone sia un’apparizione
divina quella in esso prodotta dal demonio,
il quale è assai uso alla sua terribile scaltrezza:
attraverso il cervello altera, come abbiamo
detto, la luce ch’è congiunta all’intelletto,
al quale dà così una forma. L’angelo di Dio
al suo sopraggiungere, con una sola parola
distorna da noi ogni azione ostile, e muove
la luce dell’intelletto a operare senza luce”.
Sulla persistenza dei demoni, (4.45)
scrisse: “Tutte le volte che i demoni, lottando
contro i monaci, non riescono a vincerli, si
ritirano in disparte per qualche tempo, e
intanto si mettono a osservare quale delle virtù,
in quel frattempo, venga trascurata. E’ allora
che essi improvvisamente irrompono attra-
verso quella breccia, e dilaniano quell’anima
infelice. I demoni, i quali sono perversi,
richiamano in loro aiuto altri demoni più
perfidi di loro. In tal caso, pur avversandosi
gli uni gli altri per le loro differenti propen-
sioni, se le intendono per un solo e unico
scopo: la rovina di un’anima.”.
Riguardo all’importanza della preghiera
(7,74) nell’allontanare i demoni, Evagrio scrisse:
“Non appena l’intelletto è pervenuto alla pre-
ghiera pura, stabile e vera, allora i demoni
N el descrivere le varie specie dei