San Paolo della Croce
an Paolo della Croce ebbe la visio-
ne dell’inferno appena dopo la con-
versione che lo lasciò pieno di spavento.
Ma Satana fu presente nella sua vita,
fin da quando venne favorito della con-
templazione infusa sulla Passione. Nel
suo Diario scrisse: «… II resto del giorno
sono stato sepolto in desolazione, e
inquietato esternamente da pensieri
causati dal demonio di cose future…».
Lo stato di desolazione era collegato fin
d’allora ai tormenti esterni del demonio.
Il 21 dicembre lo assalì con l’impazienza,
gli fece provare sdegno nei confronti
dei sacerdoti e lo spinse ad andarsene
dalla chiesa, suggerendogli «orribilissime
bestemmie». Quando San Paolo chiese a
Dio quale umiltà più gli piaccia si sentì
rispondere: «Quella che fa gettare fin
sotto i piedi dei demoni».
Un giorno il Signore gli disse chia-
ramente il potere che dava a Satana su di
lui: «Ti voglio far calpestare dai diavoli».
«Quanto ciò si verificasse — scriveva il
Padre Giammaria — non è facile lo
spiegarlo. Avendo la Divina Maestà data
la permissione ai maligni spiriti di
molestarlo, ne facevano (come suol dirsi)
la palla, per la gran rabbia che avevano
contro il medesimo e per la Congregazione
che aveva istituita e per le anime che
andava perdendo col mezzo delle sante
missioni e molto più per la Passione Ss.ma
di Gesù che fervorosamente promoveva…».
Le persecuzioni da parte dei demoni
nella vita di S. Paolo della Croce fanno
parte della sua partecipazione alla Passione
redentrice di Cristo.
Specialmente nella «notte terribile»
la presenza dei demoni e i loro assalti
misero a dura prova la pazienza di San Paolo,
aumentandone notevolmente il martirio
interiore. Egli ne rimase spaventato, quasi
sopraffatto, ne parlò spesso come di una
lotta irriducibile. Scrive in confidenza
a M. Crocifissa Costantini: «… I travagli
crescono… per rabbia da parte dei
diavoli… temo di restar sotto la soma…».
Un attacco terribile dell’inferno lo
subì nel luglio del 1760, quando era
ormai prossima l’erezione delle monache
Passioniste e la Regola , composta da lui,
veniva esaminata per l’approvazione.
Allora passava quasi tutte le notti senza
dormire, tormentato in varie maniere fino
a sentirsi sbattere il capo con violenza
contro le pareti della stanza. Ai religiosi,
che si meravigliavano dei rumori insoliti,
spiegava: «Adesso al diavolo scotta questo
monastero».
I tormenti più accusati dal Santo
erano quelli che gli accrescevano a dismi-
sura le già penose desolazioni. Spesso,
infatti «gli eccitavano e sollevavano tanta
bile, che sentivasi noioso perfino a se
stesso» tanto che lo stesso sole gli causava
amarezza. Altre volte lo assalivano con
malinconie e tristezze fino a spingerlo ad
andare in giro disperso per i boschi o lo
incitavano a gettarsi dalla finestra.
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